L'esperienza terapeutica mi ha insegnato che ogni persona è unica e irrepetibile. L'intreccio di paure, ansia solitudini, ossessioni, aspettative, qualificano una relazione ogni volta diversa che obbliga a mettersi in gioco. Il percorso avviene infatti solo all'interno di un accordo condiviso per raggiungere scopi e obiettivi realistici volti in primis a dare immediato sollievo al disagio, per poi work in progress a migliorarsi e realizzare aspettative e desideri.
Del lavoro che svolgo mi piace il mio approccio pratico al cliente. Il mio modello di psicoterapia cognitivo comportamentale è un approccio agile e pratico, che fornisce strumenti molto concreti che la persona può utilizzare nella sua quotidianità . Lo scopo è quello di mettere in equilibrio pensieri emozioni e comportamenti, affinché ella possa agire in modo più realistico e adeguato alla realtà. L'idea è quella che la persona ha urgenza di uscire dal disagio e dalla sofferenza, pertanto i protocolli di cura cognitivo comportamentale sono relativamente veloci con dei follow-up di verifica e interventi di mantenimento delle competenze apprese.
"Dottoressa sono un caso disperato?" ; "Riuscirò ad uscire da questo incubo ?" ; " Credo proprio di non farcela più!" ; "Se mi lascia non sopravviverò! Come posso fare ?" ; "Quanto ci vorrà a stare bene?" ; "Vorrei poter cambiare lavoro ma se cambio ce la farò?" ; " Trovo solo conforto nel cibo, nell'alcool o nel sesso e non capisco cosa mi sta succedendo!". Ogni persona che giunge alla mia attenzione crede di essere unica al mondo a provare quello che prova, in realtà il disagio è diffuso, soprattutto oggigiorno in questo nostro travagliato momento storico di pandemia. Si può uscire dall'incubo del disagio e dal tunnel della sofferenza. All'inizio si può stare peggio perché si affrontano aree di esperienza nuove o non consapevoli, poi si vedrà la luce. E' scientificamente provato che ciò accade! Si affrontano le decisioni, anche fare una scelta come cambiare lavoro è un problema da risolvere, e a volte da soli non riusciamo! Il mal d'amore può diventare un vero e proprio disturbo psicologico, anche da ciò si può uscire.
Mi pare importante informare che, chi decide di iniziare un percorso psicologico e viene al primo colloquio non è vincolato in alcun modo a proseguire. Accorgersi di avere un disagio e non affrontarlo con un esperto può mantenere e amplificare il disagio stesso e far precipitare le cose. Andare dallo psicologo/psicoterapeuta non vuol dire essere matti! Ma aver cura della proprio benessere e migliorare la qualità della propria vita.
Vorrei condividere queste esperienze di successo significative, ovviamente con il consenso dei miei clienti. Cito l'esperienza della signora Antonella, che soffriva da diversi anni di fobia da deglutizione, che le impediva di condurre una vita normale, poiché era costretta a frullare e rendere liquido ogni cibo, perché temeva di morire soffocata se non ricorreva a questa pratica. Cito l'esperienza del signore Sedik, che da campione nazione di pugilato, riteneva di non poter vivere dopo il trauma cranico ed emotivo subito al termine di un combattimento, che pose fine alla sua carriera d'atleta. Cito l'esperienza di Marco, che non riteneva di poter uscire dal tunnel della sua dipendenza affettiva con la sua compagna. Tutti loro a fine percorso con psicoterapia cognito comportamentale, hanno ritrovato un loro orizzonte di senso e la qualità della vita che avevano perso.