Hai qualche esperienza che ti piacerebbe condividere?
Vorrei condividere un'intervista che mi è stata rilasciata lo scorso anno.
Quando è nato il programma terapeutico PBN?
Ha avuto origine nel 2004, a seguito di un decennio di studi e di ricerche. Inizialmente, era stato inteso come un programma di prevenzione, ma sin da subito ha mostrato la sua efficacia anche nella cura, dimostrando negli anni di essere in grado di fare meraviglie nel caso delle malattie croniche, fermo restando la sua originaria opera di prevenzione.
Cosa risponde a chi le chiede se il programma terapeutico PBN si pone come alternativa alla medicina allopatica?
Rispondo che tutto è funzionale nell’arte del guarire. A mio avviso, queste due metodiche si completano armoniosamente: l’allopatia è una medicina d’urgenza insostituibile; il programma terapeutico PBN giunge a ristabilire la salute agendo sulla causa delle malattie, combattendole dall’interno ed agendo per la regolarizzazione delle funzioni dell’organismo.
Quindi il programma terapeutico PBN e la medicina allopatica possono convivere?
Certamente. E’ necessario riconoscere le scoperte prodigiose della medicina allopatica, che ogni giorno salva migliaia di vite umane. Persone colpite da un improvviso attacco di cuore possono essere salvate da vasodilatatori e anticoagulanti, così come gli antibiotici possono risolvere in poco tempo una sopraggiunta polmonite. Malgrado ciò, le cose vanno meno bene nel caso delle malattie croniche, che sono poi quelle che destano, da sempre, le maggiori preoccupazioni a causa di dati a dir poco sconcertanti.
In che senso?
Le malattie croniche, che comprendono un'ampia gamma di patologie tra cui cardiopatie, ictus, cancro, diabete e malattie respiratorie, sono le maggiori responsabili dei decessi in tutto il mondo. Per farle un paio di esempi: i tumori polmonari, insieme con quelli della trachea e dei bronchi, hanno causato lo scorso anno un milione e mezzo di decessi, lo stesso numero di decessi causato dal diabete. Decisamente più allarmanti sono stati i dati relativi alle malattie ischemiche cardiache e all’ictus, che sono da sempre le due principali cause di morte e che soltanto lo scorso anno hanno causato oltre quattordici milioni di decessi. Numeri che potrebbero far pensare ad una guerra mondiale, visto che ci si riferisce ad un solo anno, il 2016.
E secondo lei, il programma terapeutico PBN può rappresentare la soluzione?
Parlare di soluzioni è come parlare di miracoli. Ed io, francamente, non credo nei miracoli. Sono semplicemente del parere che il programma terapeutico PBN possa essere una valida risposta contro tutte le malattie croniche.
Anche contro il cancro?
E’ innegabile che il cancro resti ancora una malattia che, al momento della diagnosi, sconvolge psicologicamente sia la persona malata che il suo nucleo familiare. In buona parte, ciò deriva dai pregiudizi che ruotano attorno a quello che viene ancora definito il “brutto male” o, ancora peggio, il “male incurabile”. Cosa che, a mio avviso, non corrisponde affatto alla realtà. Di cancro si può guarire alla pari delle altre malattie.
Cosa distingue il programma PBN dagli altri approcci terapeutici?
Di sicuro, la concezione che ha sull’origine e lo sviluppo delle malattie.
Può spiegarci meglio?
Le malattie, a mio avviso, si sviluppano quando l’organismo è intossicato. Per questa ragione, risulta fondamentale provvedere alla sua totale pulizia, allo scopo di eliminare i parassiti e le loro uova, oltre ai materiali di scarto tossici causati dalla fermentazione e dalla putrefazione. E’ difatti noto come muffe e funghi sopravvivano e si duplichino all’interno del nostro organismo producendo sostanze altamente tossiche che, una volta riassorbite dai capillari intestinali, provocano un sorta di inquinamento chimico dell’organismo, causa principale dell’insorgenza di ogni tipo di malattia.
Se non liberassimo il nostro organismo dalle sostanze tossiche accumulate e dai parassiti, sarebbe inutile intervenire con qualsivoglia trattamento curativo. Ogni cura, difatti, inizia proprio togliendo il tappo che blocca l'eliminazione delle sostanze di scarto. Il tappo è nell'intestino, nella fase terminale del canale digerente. Se prima di pulire il sangue, i linfonodi o il fegato non ci occupassimo del colon intasato, le sostanze tossiche ritornerebbero velocemente nell'organismo, rendendo ancora più gravi i nostri problemi di salute.
Lei sostiene, quindi, che la pulizia dell’organismo da questi disgustosi materiali di scarto tossici e dai parassiti risulta essere un passaggio necessario per combattere le malattie?
Più che necessario, direi indispensabile, anche se non sufficiente. Oltre che dai parassiti e dai materiali di scarto tossici, difatti, è fondamentale disintossicare l’organismo anche dai metalli pesanti, soprattutto mercurio, cadmio, piombo e cromo, provenienti da sostanze chimiche, gas di scarico, radiazioni, fumo di sigaretta, resti di medicinali, droghe ed altre sostanze nocive, i quali risultano altamente tossici soprattutto per il fegato, i reni ed il cervello e possono essere estremamente cancerogeni per tutti gli organi del nostro corpo, nonché assolutamente nocivi per la riproduzione.
Non vi è parte del nostro organismo che possa ritenersi fuori pericolo e, in genere, a farne le spese è l’organo più vulnerabile. E’ lì che si localizza la malattia.
E una volta localizzata?
Una volta localizzata, è necessario ricostruirne la storia e tradurne il linguaggio.
Cosa intende?
Essendo ogni persona diversa dall’altra, è necessario sapere in quale contesto è comparso il disturbo, perché la medesima manifestazione può avere origini molto diverse da un individuo all’altro, proprio come cause simili tra loro possono originare diverse manifestazioni in diversi individui.
Può spiegarci meglio?
E’ fondamentale capire cosa rappresenti, per la persona malata, l’organo o la parte del corpo colpita; capire, cioè, quale sia il significato che la persona attribuisce alla sua malattia. Oltre ciò, risulta fondamentale rintracciare la comparsa dei primi sintomi, tenendo conto del momento in cui il disturbo si è presentato, della situazione emotiva e dei sentimenti provati in quel momento e del contesto in cui la persona si trovava. In ultimo, risulta fondamentale ricostruire la frequenza del disturbo; capire se il disturbo si è manifestato in momenti o luoghi particolari, cosa abbiano in comune le diverse situazioni e se c’è stato un periodo in cui il disturbo è scomparso.
Ci sembra di capire che la componente psicologica giochi un ruolo importante nel programma terapeutico PBN.
Assolutamente. Il presupposto teorico del programma terapeutico PBN è, difatti, la considerazione olistica dell'essere umano, visto come inscindibile unità psicofisica; tale principio implica che nell’insorgenza di ogni malattia, accanto ai fattori somatici giochino un ruolo fondamentale anche i fattori psicologici.
Qui, però, non possiamo che notare una presa di distanza dalla medicina allopatica.
In effetti è così, non si può negare. Per la medicina allopatica, mente e corpo sembrano essere ai poli opposti, senza possibilità di conciliarsi. A mio avviso, invece, questi due apparenti opposti sono così intimamente connessi, così fusi nella loro manifestazione, che risulta impossibile determinare dove finisca l’uno e cominci l’altro. E’ così intima la loro azione e reazione, da rendere spesso impossibile stabilire quale sia la causa e quale l’effetto.
Può farci un esempio?
Tutti noi abbiamo un ormone chiamato cortisolo, che più di tutti interagisce e condiziona moltissime funzioni del nostro organismo, assumendo un vero e proprio ruolo di salvavita poiché abbassa il livello d’infiammazione silente e cronica del nostro corpo causata dalla reazione incontrollata del sistema immunitario. Difatti, quando nel nostro organismo si sviluppa un’infezione cronica, il nostro sistema immunitario diventa iperattivo causando un’alterazione dei nostri tessuti. In tal modo, si attiva il cortisolo che aggredisce il nostro sistema immunitario diminuendo il numero dei linfociti. Senza questo ormone, il nostro corpo verrebbe devastato dall’infiammazione cronica e cesserebbe di vivere.
Ma il cortisolo è anche definito “ormone dello stress”, poiché si scatena nel momento in cui il nostro cervello, percependo la presenza di un pericolo, prepara il nostro corpo ad una reazione fisica definita
“attacco o fuga”, una reazione che abbiamo ereditato dai nostri antenati paleolitici.
Ma, mentre in un lontanissimo passato gli eventi stressori accadevano di rado, oggi ne siamo bombardati quotidianamente e per i più svariati motivi. S’intende facilmente che lo stress odierno non è di tipo saltuario e non crea il momento dell‘”attacco o fuga”, ma è diventato insito nel nostro modo di essere.
Tale malessere psicologico causa, dal punto di vista ormonale, una costante produzione di cortisolo, arrivando a quello che si può definire “punto di non ritorno”, il quale crea notevoli squilibri nel nostro organismo, in quanto inibisce tutti quegli altri ormoni che non si producono nel nostro metabolismo in presenza del cortisolo nel sangue.
Uno di questi ormoni è la melatonina, la cui azione antitumorale è talmente nota da essere stata inserita, alcuni decenni fa, dal professor Di Bella (che ho avuto l’onore di conoscere in un convegno a Mentana pochi mesi prima della sua morte) nel suo protocollo di cura.
La melatonina rafforza il nostro sistema immunitario, risultando efficace contro virus e cellule neoplastiche, poiché, tra le altre funzioni, inibisce la crescita delle cellule tumorali del cancro alla prostata, all’utero e alle mammelle ed aumenta le regressioni su quelli gastrointestinali e polmonari.
Una scarsa, o addirittura assente attività di questo ormone, credo non convenga a nessun essere vivente. Per tale ragione, le sue funzioni sono tenute sotto stretto controllo nel programma terapeutico PBN il cui presupposto, le ricordo, è la considerazione olistica dell’essere umano. E’ indubbio, difatti, che, nell’insorgenza delle malattie, mente e corpo siano strettamente connessi. Il costante stato di stress e di malessere psicologico a cui accennavo prima e le conseguenze, a volte letali, per il nostro organismo ne sono la prova.
Per questo motivo, quando la persona malata prende finalmente consapevolezza del suo disturbo e, cosa fondamentale, della lezione che le ha permesso di integrare nella sua evoluzione, quella cioè di non dare più luogo a fattori di squilibrio per la propria salute, il programma terapeutico PBN sferra l’ultimo colpo alla malattia.
Cioè?
Una volta disintossicato l’organismo ed eliminati definitivamente parassiti, tossine e metalli pesanti; una volta riequilibrata l’attività dell’ormone della melatonina ed una volta preso coscienza della vera natura della malattia, si passa all’ultima fase del programma, la cui durata può variare a seconda del disturbo, fermo restando che non esiste malattia sulla quale non si possa intervenire.
In cosa consiste quest’ultima fase?
Attraverso un nutraceutico, totalmente naturale e non invasivo, si provvede ad impedire la degenerazione delle cellule nei tessuti e degli organi, a formare un forte sistema immunitario, a riparare le parti afflitte dell’organismo, ad aumentarne la capacità di guarigione e a fornire gli elementi essenziali per un rapido recupero.
E’ un processo lungo?
Dipende naturalmente da persona a persona ma, in genere, il programma terapeutico ha una durata di sei mesi, più ulteriori sei di controllo.
E come è strutturato?
Nei primi tre mesi si provvede alla totale pulizia e disintossicazione dell’organismo, oltre che al naturale rafforzamento del sistema immunitario. Ci si occupa, pertanto, di ripulire il colon dalle sostanze di scarto accumulate; impedire la formazione di altri accumuli; eliminare definitivamente parassiti intestinali, uova, tossine e metalli pesanti; alleggerire il fegato e gli altri organi; prevenire l'ossidazione e riequilibrare la flora intestinale.
Contestualmente, si provvede a ristabilire un’efficace produzione dell’ormone della melatonina, inibito nella quasi totalità delle persone, e ad indicare una corretta alimentazione, che sia in grado di proteggere l’organismo e di contribuire alla guarigione della patologia. E quando parlo di corretta alimentazione non mi riferisco, di certo, a diete particolari o ad uno specifico menù da seguire.
Cosa intende, allora?
Intendo dire che non bisogna privarsi del gusto di mangiare, ma ridurre sensibilmente dalla nostra dieta alcuni alimenti, soprattutto i carboidrati, integrando nel contempo, in maniera efficace, i micronutrienti mancanti. Ciò, in quanto un’alimentazione ricca di carboidrati e povera di micronutrienti concorre senz’altro all’insorgenza delle malattie che ci affliggono.
Spesso mi chiedo come sia possibile che l’uomo, nella sua perfezione evolutiva, sia in realtà l’animale più malato del pianeta e come mai, pur potendo potenzialmente vivere fino a cent’anni, arrivi presto ad ammalarsi anche gravemente, se non addirittura a giungere alla morte.
Una delle risposte che mi sono dato è che le malattie derivino in parte dall’aver scoperto, durante i secoli, modi di mangiare che ci hanno indotto a cambiare le nostre originarie abitudini alimentari.
Tutte le malattie che ci affliggono sono difatti malattie moderne, acquisite cambiando drasticamente stile di vita e dieta. Parlo, naturalmente, di malattie degenerative, che sono causate da uno squilibrio cronico del nostro metabolismo e che impiegano, pertanto, molti anni per palesarsi.
Può spiegarci meglio?
Prendiamo, ad esempio, il diabete. Il diabete era una malattia sconosciuta prima del 1900 e, a tutt’oggi, ne soffre il 10% della popolazione italiana al di sopra dei 65 anni, mentre il 30% è in fase prediabetica. Continuando ad alimentarci con gli attuali cibi, sempre più ricchi di zuccheri, la situazione peggiorerà sensibilmente e, da qui a trent’anni, almeno il 60% della popolazione italiana sarà in fase prediabetica ed il 30% in fase di diabete conclamato. E soffrire di diabete, vuol dire iniziare un calvario che comporta una riduzione importante dell’aspettativa di vita ed una sequela di malattie cardiovascolari come ictus, infarto del miocardio e trombosi, e di incidenti invalidanti, come ischemie, paralisi parziali ed amputazioni degli arti inferiori. E tutto questo, per un’errata alimentazione ed uno sbilanciato stile di vita. Mi domando se ne valga la pena o se non sia invece preferibile tornare ad una dieta più vicina alle nostre origini.
Cosa intende per “vicina alle nostre origini”?
Fino a 10.000 anni fa, la nostra dieta alimentare era rappresentata esclusivamente da carne, uova, pesce, frutta e verdura, ovvero da tutto ciò che era reperibile in natura. Poi qualcosa iniziò a cambiare. Si cominciò a praticare l’agricoltura iniziando a coltivare i primi cereali, la cui semplicità di trasporto e di mantenimento hanno sicuramente consentito alle popolazioni di dedicarsi ad attività differenti da quelle meramente di cacciatori e raccoglitori. Ma, paradossalmente, questa rivoluzione alimentare è stata devastante, perché i cereali e gli altri prodotti dell’agricoltura come patate e legumi, hanno contribuito a trasformarci negli esseri più malati del pianeta, condizione che si è ulteriormente aggravata nel 1800 con l’introduzione dello zucchero.
Che gli zuccheri non facciano bene è una cosa risaputa.
Difatti. Da ogni parte sentiamo ripeterci che gli zuccheri fanno male e che andrebbero limitati il più possibile. Niente di più giusto. Nessuno ci dice mai, però, che se lo zucchero è un carboidrato semplice, la farina è invece un carboidrato complesso. Sostanzialmente, non vi è alcuna differenza. Mangiare 100 grammi di spaghetti o ingurgitare una tazza intera di zucchero, è la stessa cosa. Ciò, in quanto lo zucchero e gli amidi della farina si trasformano nel nostro intestino in glucosio, ovvero in zuccheri immediatamente assimilabili dal nos
|