Nel raccontarmi, preferisco essere essenziale ma chiaro.
Ciò che più mi rappresenta è la capacità di ascoltare in profondità e una forte empatia: due qualità che mi permettono di comprendere davvero ciò che l’altro sta vivendo e di orientarlo verso soluzioni concrete e personalizzate.
Credo in un approccio umano, prima ancora che tecnico.
Saper pianificare un percorso di crescita è importante, ma farlo con sensibilità, attenzione autentica e presenza emotiva fa tutta la differenza. È questo che mi dà forza quando accompagno qualcuno nel superare momenti complessi.
Non mi piace dilungarmi sul mio curriculum e sui titoli - Università, ASPIC, Sophianalisi, ecc. - se ti interessa, sarò felice di parlarne. Ma ciò che conta davvero è incontrarsi, anche solo per una prima chiacchierata telefonica, e sentire se si crea quella sintonia sottile che può diventare la base di un cammino insieme.
Scegliere di lavorare con qualcuno non è solo questione di metodo: è anche una scelta emotiva, fatta di fiducia e affinità.
Quando si crea quel contatto profondo, quell’intesa empatica, nasce uno spazio condiviso dove ci si può affidare. È lì che le emozioni, i ricordi e le immagini interiori emergono con naturalezza, e insieme possiamo osservarle, comprenderle, trasformarle.
L’antropologia esistenziale ci ricorda che ''persona è chi sa amarsi, amare e lasciarsi amare''.
Ed è proprio questo che cerco nel mio lavoro: mettere l’umanità al centro, al di là delle tecniche e delle nozioni. Quando c’è amore nel dare e nel ricevere, accade qualcosa di potente: un lavoro psicologico autentico, profondo, che spesso va ben oltre l’analisi intellettuale.
A volte, ciò che serve davvero è riscoprire la nostra parte più affettiva, le risorse interiori che avevamo dimenticato.
Perché anche i problemi più grandi possono iniziare a sciogliersi quando torniamo a sentirci in connessione con noi stessi e con chi ci è accanto.