Benvenuto,
mi chiamo Luca e sono uno scrittore e uno psicologo.
Il comune denominatore che credo sottenda a queste due facce è l’importanza che dò al dialogo.
I dialoghi autentici, letti su un libro o vissuti direttamente, attivano processi generativi e possono aprire porte nella consapevolezza di noi stessi e del nostro vivere con gli altri. Questo è il motivo per cui scrivo, e per cui svolgo la mia professione: poter dialogare in modo autentico con te.
Come professionista della salute mentale, seguo un metodo che consiste nel costruire assieme al cliente un percorso relazionale e terapeutico che parte individuando le principali trappole in cui incappiamo ricorsivamente (quelle che ci procurano ansia, tachicardia, mal di testa, insicurezza, ma anche attacchi di panico, paura di esporsi, problemi relazionali fino alle vere e proprie psicopatologie) e comprenderle da una nuovo punto di vista: quello evolutivo costruttivista.
Dal punto di vista evoluzionistico, il cervello dell'uomo ha messo a punto e perfezionato strategie molto efficaci che hanno permesso alla nostra specie di sopravvivere ai pericoli e affrontare particolari problemi adattivi. Perciò i sintomi o i disturbi portati dal cliente non scaturiscono dal malfunzionamento di qualche suo processo psichico.. dal punto di vista evolutivo invece scaturiscono da schemi appresi che hanno una funzione adattiva ben precisa: proteggerci dai pericoli e affrontare problemi concreti che abbiamo incontrato nel nostro sviluppo.
Per esempio, uno dei primi problemi evolutivi che ogni persona si trova ad affrontare è quello di chiedere protezione in situazioni di vulnerabilità percepita (attaccamento).
Le soluzioni che abbiamo trovato a questo problema sono state vincenti per la nostra sopravvivenza (altrimenti non saremmo qua.).
Tuttavia molte di queste soluzioni vincenti oggi non ci sono più utili per sopravvivere, ma si sono così profondamente integrate nei nostri meccanismi che possono continuare a condizionare fortemente la nostra vita. Spesso dunque questi meccanismi di protezione si automatizzano e fanno emergere i sintomi.
Quelli che noi chiamiamo sintomi quindi in realtà altro non sono che spie di allarme, segnali del nostro organismo che ci mettono in allerta nei confronti di una situazione che temiamo, o verso un tema a cui siamo particolarmente sensibili. Queste sono quelle che chiamo "le nostre trappole".
E queste trappole scattano in momenti precisi e ricorrenti, anche se spesso noi non ci facciamo caso e tendiamo a riferire in modo generale "ho sempre avuto l’ansia" oppure "sono sempre depresso".
La terapia aiuta invece il cliente a conoscere e riconoscere i propri temi personali e la propria esperienza dolorosa, dapprima descrivendola precisamente per come è fatta e per come appare alla nostra consapevolezza (in termini di pensieri, emozioni e sensazioni fisiche), per poi imparare a gestire questa esperienza interna così scomposta trovando soluzioni alternative a quel problema/tema importante.
L'obiettivo perciò non è tanto quello di sostituire le tue convinzioni disfunzionali tramite un lavaggio del cervello: il cambiamento che ti propongo con questo tipo di psicoterapia è piuttosto quello di conoscere i tuoi temi sensibili, rendere più flessibili le tue convinzioni più rigide e ampliare quindi le tue strategie, così che una più vasta gamma di risposte sia possibile.