Cosa ti piace del tuo lavoro?
C’è un nesso tra il mangiare e il sorridere, tra il cibo e la chiacchiera, tra il bere e il confidarsi. C’è un nesso tra il cibo e il momento del lutto e della gioia. Celebriamo col cibo gli avvenimenti importanti e davanti ad un piatto discutiamo di cose serie. C’è un nesso…
Stare allo stesso tavolo, servire e servirsi, spezzare il pane, ecco il senso della convivialità.
E’ per questo che non mi piace questa specie di ossessione modaiola per la cucina, non mi piacciono le gare, i giudizi, fino gli insulti.
L’atto di cucinare (si cucina sempre per qualcuno) racchiude qualcosa di sacro e arcaico che rimanda all’azione primaria del nutrire, dello sfamare. Diventa poi dono di sé nella preparazione amorevole e attenta, nella combinazione degli ingredienti, nella manualità, nel fare letteralmente qualcosa per qualcuno. Ecco, l’ho fatto per te! Nutrire li corpo ma anche coccolare coi sapori, accarezzare coi profumi, ammiccare coi colori, tutto questo senza mai cadere in un’estetica del gusto vuota e artificiale. Non bisognerebbe avvicinarsi al cibo corrucciati o preoccupati, né trattarlo come un nemico da domare, da piegare, ma con rispetto, intuito e gioia. E’ questo che passa poi sui palati di chi mangia quello che prepariamo: passa la nostra indifferenza o la rabbia o la tenerezza o l’armonia. Cucinare per qualcuno è sempre un rapportarsi significativo che non si identifica col far da mangiare.
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