Mi chiamo Erica Zani e il mio lavoro consiste nell'offrire supporto e consulenza sociale, familiare e individuale.
Sono assistente sociale, coach, mediatrice familiare ed assistente alla comunicazione specializzata in LIS.
Libera professionista, operatrice nel settore dei richiedenti protezione internazionale, fondatrice del progetto di coaching e consulenza socio- familiare "Prendi in mano la tua vita", membro dell'equipe professionale dello "Studio Orchidea- mediazione familiare e consulenza sociale e psicologica", presidente e fondatrice dell'associazione LISten che si occupa di integrazione tra persone sorde e udenti.
Offro:
- percorsi di coaching individuale e social e family coaching;
- mediazione familiare e dei conflitti interpersonali;
- supporto e consulenza specializzata per persone sorde;
- laboratori nelle scuole, associazioni, enti o organizzazione di gruppi di supporto;
- Grazie alla mia esperienza in ambito socio- educativo, supporto studenti che necessitano di approfondire le proprie conoscenze in ambito umanistico.
Nel mio lavoro faccio da ponte tra infinite possibilità, prendo per mano le persone e le accompagno nell'affrontare un momento di difficoltà, solitudine, indecisione, cambiamento o conflitto.
Credo nel potere dell’ascolto e nell’importanza del leggere le emozioni che proviamo, che spesso nei momenti più difficili, sono quanto mai confuse e contraddittorie.
Credo nelle seconde, terze, quarte possibilità.
Nutro una sconfinata fiducia negli esseri umani e credo fermamente che accogliere nonostante gli errori che una persona può aver commesso, possa veramente infondere fiducia di riflesso e indurre al cambiamento.
Credo che in ognuno ci sia un dono, bellezza, potenzialità e capacità che devono solo essere aiutate ad emergere.
Credo che le emozioni, anche quelle negative, debbano poter essere gridate a piena voce e debbano poter trovare uno spazio in cui stare.
Credo che questo sia l’inizio di una trasformazione che parte da dentro. Un’apertura al cambiamento e ad una nuova forma di relazione con se stessi e con il prossimo.
Le mie esperienze di vita e di lavoro mi hanno insegnato che uno dei problemi più gravi della nostra società è che la sofferenza, nel quotidiano, non ha più un posto in cui essere collocata. Poche sono le persone disposte ad accogliere i nostri problemi e al contempo noi stessi preferiamo non condividerli con parenti e amici, un po’per imbarazzo o sfiducia, un po’ per paura di recare loro un dolore eccessivo. Anche all’interno di quei servizi definiti “di aiuto” le persone hanno perso la loro unicità e sono diventate “contenitori di bisogni e prestazioni”.
Lavoro a Crescentino (VC) e a Torino, ma grazie a Skype arrivo ovunque.