La mia formazione di omotossicologo mi fa destinare molto tempo e molta attenzione al colloquio con i pazienti ( 1 ora e più ) ricercando, fra i sintomi esposti, la vera etiologia del disturbo che, spesso, è diversa e lontana dalla regione interessata. Si tratta di effettuare la ricerca di eventuali campi di disturbo che rappresentino la vera causa della patologia per la quale il paziente si presenta. In questo senso mi è di fondamentale aiuto la kinesiologia ( test muscolare ) e la diagnostica E.A.V. ( test bioelettronico con cui si ricercano le risonanze fra paziente e farmaco da prescrivere ). In questo senso, dedico molto tempo e molta attenzione allo stato psicoemozionale del paziente che rappresenta sempre un elemento connesso al disturbo somatico lamentato. L'utilizzo della microimmunoterapia mi consente di lavorare anche sulle patologie autoimmuni e su quelle tumorali. I fiori di Bach mi danno un grosso aiuto in tutti i casi in cui esista un disturbo psicoemozionale che debba essere controllato. In oltre, l'utilizzo della tecarterapia unita alla neuralterapia mi permette di effettuare una valida terapia del dolore sia in fase acuta che cronica. La mia conoscenza della medicina estetica mi da modo di affrontare con successo anche questo difficile campo.
Il mio lavoro mi permette di pormi in relazione stretta con i miei pazienti facendomi sentire utile nella risoluzione dei loro problemi somatici e psicoemozionali. Inoltre, il continuo aggiornamento necessario per fare correttamente questo lavoro mi permette di soddisfare la mia perenne curiosità di conoscere sempre nuovi elementi riguardanti la mia attività.
Le domande comuni riguardano la loro condizione di salute ma, spesso, durante il colloquio, ci si addentra anche in situazioni personali che esulano dai motivi stretti dalla visita. Le mie risposte non sono mai perentorie e autoritarie. Io non credo che il rapporto medico - paziente debba configurarsi come quello fra un'autorità ( il medico ) che sta da una parte del tavolo ed il paziente ( che sta dall'altra parte ) a cui viene spezzato il pane della scienza. Il linguaggio deve essere sempre perfettamente comprensibile ma, tuttavia, esauriente. Io credo che un paziente che conosce bene i suoi problemi sia più collaborante e riesca ad ottenere maggiori vantaggi dalla terapia. Lo stabilire un rapporto empatico con il paziente, a mio modo di vedere, è già un primo passo verso la guarigione.