Marcello Del Soldà, laureato in scienze dell'educazione con indirizzo esperto dei processi formativi.
Lavoro per 10 anni come commerciale su tutto il territorio nazionale, occupandomi di contratti quadro nel settore della GDO. Sviluppo una notevole capacità empatica e comunicativa che alleno nella vendita fino a quando entro in crisi: il mio senso di autorealizzazione andava rivisitato.
Pur avendo una buona posizione, con benefit e premi, ricomincio a studiare per conseguire il diploma di coach umanista.
Terminato il corso, inizio il tirocinio.
Avvio la libera professione pur mantenendo il lavoro da commerciale fino a quando capisco che posso essere autonomo nella nuova attività.
Mi licenzio ed inizio a lavorare da solo.
Attualmente lavoro con aziende come Bridgestone, Youco, Subito.it, SCM, Eurospin (gruppo Cive), Intercosmetics, Sirio ma anche con privati che desiderano scoprire ed allenare le loro potenzialità per raggiungere la propria autorealizzazione.
Nel tempo libero corro e, insieme ad un gruppo di amici (certificati fidal) che hanno costituito una ASD (associazione sportiva dilettantistica www.Runsmile.it), alleniamo chi desidera sfidarsi in mezze maratone o maratone. L'allenamento non è solo fisico, ma anche comportamentale. E' proprio questa la mia specializzazione, e attraverso il mondo dello sport riesco a trasmetterlo in modo molto chiaro alle persone.
Sono papà di due splendidi bambini e sono anche marito di una una fantastica moglie.
"Non aspettare il momento opportuno: crealo" (George Bernard Shaw)
Questa la frase che più mi rappresenta
L’approccio sul quale mi baso è il modello del Coaching Umanistico di Luca Stanchieri.
E’ un approccio totalmente innovativo anche si fonda le sue radici su basi millenarie prendendo le mosse da Socrate e dai filosofi greci e appoggiandosi a sei virtù trasversalmente riconosciute come universali.
E ancora innovativo è l’ancoraggio a quella branca della psicologia, la psicologia positiva, che non è centrata sul disturbo, sul sintomo, sul tentativo di “psicologizzare” in senso patologico il malessere (che laddove ha dei risvolti clinici deve essere curato con gli strumenti idonei) ricercandone le cause nel passato ma che è fondata sull’obiettivo di accrescere quegli stati emotivi positivi che rendono la vita densa di significato e pienamente vissuta.
Per dirla con M. Seligman, si tratta di “passare, nella nostra vita, da un più due a un più sette e non solo da un meno cinque a un meno tre e sentirci un po’ meno infelici”.
Il nostro approccio si focalizza quindi sul futuro, su “una domanda di felicità, di benessere e al contempo una difficoltà autentica” nel trovare la strada.
Ma chi sono gli alleati di questa spinta verso il futuro, il benessere e la felicità ?
Innanzi tutto siamo noi, con le nostre potenzialità talvolta non completamente espresse, talvolta represse per paura di cambiare, di fallire, di essere giudicati, di sentirci fuori dal coro e per la difficoltà di fronteggiare i nostri nemici, soprattutto quelli interni.
Si tratta quindi di scoprire quelle potenzialità che una volta scovate, possono essere sviluppate per un progetto di vita più gratificante, sia esso riferito al lavoro, alla vita affettiva, allo sport o per affrontare un cambiamento, oppure perché ci siamo smarriti o vogliamo essere migliori o semplicemente desideriamo stare meglio .
In questo viaggio di scoperta, coach e coachee intraprendono insieme un percorso di esplorazione, di ascolto e di rigoroso allenamento delle potenzialità per portarle all’eccellenza e perché no, trasformarle in talenti.
Come coach, la nostra risposta si traduce quindi in una forte alleanza con il nostro coachee affinchè la sua volontà di costruire il futuro che desidera e la nostra volontà di essere al suo fianco volendo ciò che lui vuole, si possano tradurre in un progetto concreto e realizzabile.
In questo senso il nostro lavoro di coach e’ prepotentemente teso verso il futuro, un futuro migliore, che non si accontenta di vie di mezzo ma che si protende verso il superamento di noi stessi e si proietta nella costruzione di una autentica autorealizzazione.
Potrebbe sembrare un progetto onirico ma siamo convinti che in ciascuno di noi risiedano potenzialità inaspettate che vale la pena di scoprire e allenare perché il senso interiore di benessere che deriva dall’averle messe in gioco ha a che fare con quello stato mentale di cui parla Mihály Csíkszentmihályi – il flow – che sperimentiamo quando siamo un tutt’uno con le cose che facciamo, con le nostre motivazioni più vere e più profonde e in armonia con la parte più autentica del nostro sè.
Non è un esercizio facile ma soltanto se siamo capaci di protenderci verso l’impossibile, la nostra vita sarà degna di essere vissuta, da protagonisti e non solo da tifosi.