Cosa ti differenzia dai tuoi diretti concorrenti?
Mi differenzia il fatto di essere una persona con un proprio vissuto diverso dal loro, esattamente come loro. Ognuno di noi penso abbia un proprio modo di vivere questa forma d'arte e tutte le arti in generale. Penso questa sia la prima grande differenza che, in un certo senso, ci accomuna.
Cerco di differenziarmi sul piano relazionale. Sono convinto che una persona impari molto di più in un ambiente stimolante, dove non esiste chi da e chi riceve. Diventa stimolante dal momento in cui entrambi danno e allo stesso tempo ricevono. Quando si crea cooperazione, un'unica testa in due corpi con due cuori differenti che lavorano al medesimo obiettivo. Io do la mia esperienza e ricevo altra esperienza, l'allievo/a riceve consapevolezza e da certezza.
Cerco di differenziarmi per versatilità. Penso che adattarsi a qualsiasi circostanza sia un'arte a parte. Cerco sempre di risolvere dubbi riguardanti sensazioni, suoni, scioltezza, emotività con esercizi mirati, che spesso e volentieri mi studio appositamente per quella persona specifica e che, con alta probabilità, non avrebbe la stessa efficacia con un'altra.
Cerco di unire due pilastri, teatro e canto. Durante la fase del repertorio cerco sempre di guidare il/la cantante verso un proprio punto di vista del brano, sradicandolo dal suo contesto d'origine. Si cerca di cucire il brano sull'artista attraverso un confronto e successivamente con un lavoro sul testo. Questo perché cerco di sempre di dare una propria identità al/alla cantante e fidatevi ... se canto un brano (Cover) con mie emozioni, mio contesto, mia storia ... diventa un'altra canzone.
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Cosa ti piace del tuo lavoro?
Del mio lavoro mi piace la possibilità di mettersi continuamente in gioco da ambe due le parti. Da parte mia perché conoscono sempre voci nuove con il proprio mondo da condividere. Da parte dell'allievo/a perché ha di fronte una nuova sfida, un nuovo percorso di ricerca interiore attraverso il canto e le sue tecniche. Mi piace perché mi fornisce elasticità mentale e versatilità per adattarmi al meglio delle mie possibilità alle esigenze di chi viene nel mio studio. Amo poter fornire i mezzi a chi desidera di poter provare emozioni vere ed intense attraverso la propria voce cantata che si miscela a pieno con un flusso emozionale costruito dal/dalla cantante stesso/a. Infine mi piace molto la meticolosità e la precisione con cui bisogna affrontare l'aspetto tecnico di quest'arte che, miscelato all'emozione, da parola all'anima.
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Quali domande ti fanno di solito i clienti e come rispondi?
1) C'è speranza per me dato che sono molto stonato/a ?
2) Quanto tempo ci vuole per imparare a cantare ?
3) Quanta frequenza consigli per avere risultati ?
4) Sono troppo vecchio/vecchia per iniziare ?
1) Allora parto da una delle domande più curiose, e anche più comuni forse. Ho riscontrato attraverso alcuni allievi frequentanti le mie lezioni che lavorando appositamente sull'ascolto e successivamente la riproduzione di note, che man mano mutano in composizioni sempre più complesse, attraverso mirati esercizi si può pian piano "rieducare" l'orecchio ad un ascolto sempre più appurato e di conseguenza una riproduzione con la voce sempre più veritiera della nota di partenza. Ci tengo a sottolineare che questo fattore innalza notevolemte l'autostima dell'artista.
2) Questa è la domanda più gettonata. Ogni persona è a sé. Ha un corpo, un approccio, una sensibilità, un passato emozionale e razionale, una voce, dei sogni e degli obiettivi. Tutte caratteristiche uniche e irripetibili ... meritano la massima attenzione da parte mia e del/della cantante. E questo richiede tempo. Un tempo personale, in base alla reazione del proprio sistema a esercizi, stimoli e indicazioni fornite. Un tempo che dipende anche molto dagli obiettivi che uno ha e quanto vuole andare in fondo alla questione. In noi stessi c'è, e ci sarà, sempre da scavare ... in poche parole dipende tutto da noi.
3) Consiglio, nel caso fosse possibile ovviamente, una cadenza settimanale (1 volta a settimana). Poi ovvio che ci sono impegni inderogabili (scuola, lavoro, corsi, trasferte ecc.). Ma in qualsiasi caso il piano di lavoro è stanziato in funzione di dare continuità allo studio. Vi faccio un esempio. Qualora ci fossero circostanze per cui la frequenza fosse pare a 1 lezione ogni 15 gg si agirà di conseguenza con esercizi (asseganti di volta in volta) spalmati volti a coprire il periodo tra una lezione e l'altra.
4) Ragazzi (i miei colleghi li chiamo tutti così e tra di loro ci sono tutte le fasce d'età) vi rispondo così: l'arte non ha età. Non è mai troppo tardi per provare a conoscersi meglio emotivamente e fisicamente. Come non è mai troppo tardi per salire su un palco con pubblico e conoscere un mondo nuovo.
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