Cosa ti differenzia dai tuoi diretti concorrenti?
Il concetto alla base delle mie lezioni è che anche le tecniche più complesse... inizialmente possono essere apprese grazie a un approccio istintivo e immediato.
Un po’ come succede ai bambini, che per imparare a nuotare, oppure ad andare in bicicletta, o su uno skateboard, si servono all’inizio della semplice imitazione e dell’apprendimento per prove ed errorii; e, nella maggior parte dei casi imparano nel giro di pochissimo tempo, per un motivo molto semplice: perché si divertono.
Soltanto in una fase successiva quelle tecniche verranno poi approfondite, studiate a fondo e quindi perfezionate.
È quindi ragionevole pensare che si possa utilizzare un approccio analogo anche per un’attività così complessa e strutturata come imparare a suonare la chitarra, rimandando solo ad una fase successiva eventuali auspicabili approfondimenti.
D’altra parte è bene ripetere un fatto tanto semplice quanto ignorato: un’infinità di musicisti fuori dall’ordinario come Jimi Hendrix o John Lennon non possedevano la benché minima competenza musicale teorica; in due parole, non hanno mai studiato! Non tutti lo sanno.
Gli anni sessanta infatti hanno costituito uno dei periodi più straordinari per la musica rock in generale, e per la chitarra in particolare. Ed è incredibile quanto durante quel periodo così fuori dall’ordinario centinaia di giovanissimi chitarristi assolutamente autodidatti siano riusciti a comporre e suonare capolavori che resistono ancora oggi all’usura del tempo, grazie ad una freschezza tecnica e compositiva che ha dell’incredibile. Qualche nome? Beatles, Who, Hendrix; e il fatto che ignorassero del tutto termini come “semibiscrome puntate”, “circolo delle quinte”, “tapping a tre dita”, o “nona eccedente” non ha minimamente impedito loro di scrivere capolavori assoluti come “Little Wing" o “A Day In The Life”. Tutto questo fu possibile grazie alla passione e all’entusiasmo di quei ragazzi, nonostante fossero per tanti versi dilettanti; usando qui ovviamente il termine ‘dilettante’ con la connotazione positiva - e non certo dispregiativa - di colui che si diverte.
È lecito allora ipotizzare che - nella fase iniziale dell’apprendimento di una tecnica - possa essere possibile (anzi, forse addirittura conveniente) usare un approccio immediato e concreto, piacevole, svincolato dalle concettualizzazioni teoriche e accademiche, ma costellato da tante piccole e immediate soddisfazioni e divertimenti, evitando la palestra di allenamenti sterili e tediosi (leggi scale ed arpeggi), indispensabili soltanto in un secondo tempo. ‘Suonare’, come appare evidente nella lingua inglese, a volte può (e deve) davvero significare ‘giocare’. Tutto questo è infatti possibile, purché si abbia una gran voglia di suonare e si abbia vicino qualcuno che ci accompagni lungo il viaggio e che sia pronto a sostenerci, a stimolarci, a correggere ogni nostro passo falso e a evitarci ogni vizio di apprendimento; ma che sappia farlo con linguaggio semplice e immediato, mettendoci da subito a nostro agio.
Ecco di cosa sono convinto: che gli allievi possano (e debbano) imparare a suonare la chitarra senza necessariamente soffrire le pene dell’inferno, senza complicazioni teoriche astruse e terrorismi tecnici, andando invece direttamente al sodo attraverso tanta pratica ‘giusta’. Le prime soddisfazioni possono (e devono) infatti arrivare subito, soprattutto quando si impara con il cuore, più che con il cervello.
Esattamente come facevamo da bambini.
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Hai qualche informazione particolare che vuoi condividere sul tuo lavoro?
Mi rivolgo a tutti coloro che hanno una gran voglia di cominciare. A chi di chitarra sa poco o niente perché non ha mai suonato, a chi sente invece il bisogno di suonare a tutti i costi, magari solo per fare colpo sulle ragazze, oppure semplicemente perché ha appena sentito una canzone e ha deciso che deve riuscire assolutamente a suonarla, a tutti i costi.
Ma mi rivolgo anche a persone più grandi, che hanno già suonato in gioventù ma poi magari hanno smesso, e che però ora vogliono divertirsi di nuovo, rimettendosi - perché no - a suonare fra amici. E vogliono farlo bene.
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Hai qualche esperienza che ti piacerebbe condividere?
Paolo Somigli è un chitarrista esperto, un didatta appassionato e rinomato, da trent’anni nello staff dirigenziale della storica rivista Chitarre. La decennale esperienza maturata nella redazione e il continuo contatto con i lettori della rivista, fedeli e appassionati lettori delle sue rubriche, garantisce all’autore una sensibilità particolare nei confronti dei problemi più comuni, tipici di chi vuole cominciare a suonare ma è spaventato dalla difficoltà del compito, rendendolo il compagno ideale per affrontare un viaggio del genere. Non si tratta infatti di un percorso didattico astruso e faticoso, quanto di una piacevole chiacchierata in compagnia di un amico (non soltanto quindi di un autorevole maestro) che si rivelerà prezioso perché spiegherà come evitare gli ostacoli, darà i consigli giusti e svelerà i trucchi per evitare gli errori di impostazione, senza che per questo si debba mai rinunciare al divertimento. E tutto, ma proprio tutto, diventa davvero possibile.
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