Hai qualche esperienza che ti piacerebbe condividere?
E’ una credenza comune: nell’esercizio della professione dell’architetto, il Cliente c’è.
Il cliente c’è, nel senso che si interessa, ti telefona, ti vuole incontrare, ti manda mail, ti fa vedere foto, ti trasmette ogni suo desiderio più nascosto in fatto di interruttori o scarichi.
C’è, al limite della fastidiosità.
C’è, e diventa il tuo stalker pagante per tutta la durata di progetto e lavori. A volte anche dopo: ti chiama se la tapparella non si riavvolge, se il rubinetto perde, anche se la signora del piano di sopra fa troppo rumore.
Il problema sorge quando il Cliente NON c’è.
Il Cliente non c’è, nel senso che ti firma una bellissima lettera di incarico, ti da il suo briefing, ma poi scompare. Nessun desiderio nascosto, nessun colore preferito, nessuna immagine evocativa. Nulla.
Salvo poi entusiasmarsi quando tu gli presenti il progetto. Peccato però che quel progetto sia stato fatto sulla base dei tuoi gusti e non dei suoi, delle tue esigenze e non delle sue.
Lui, contento è, sempre e comunque.
Situazione ideale? Forse.
Ma – maledette quell’etica e quella deontologia che mi hanno inculcato! – io, col Cliente, ce vojio raggionà!
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