Penso di essere l'unico docente di lettere classiche con questo tipo di formazione post lauream nella provincia di Taranto. A ciò si aggiunga che il mio obiettivo è sempre quello di far appassionare gli allievi alle materie classiche con adeguati mezzi espressivi, mettendo sempre in campo la sim-patia (intesa proprio come vicinanza al bisogno della persona nel tentativo di aiutarla a soddisfarlo), spesso anche il gioco. Del resto il mio" maestro", Gianni Rodari, era convinto come me che << l’idea che l’educazione della mente debba essere una cosa tetra è tra le più difficili da combattere. ... Nelle nostre scuole, generalmente parlando, si ride troppo poco. Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo?>>
La voglia di ricominciare sempre tutto dal principio poichè ogni persona è un unicum. Ogni volta il concetto di sim-patia si scopre sempre diverso : la relazione che si instaura tra il pedagogista in aiuto alla persona (clinico) e la persona coinvolta implica la voglia di aiutarla, la preoccupazione e il desiderio di alleviarle le emozioni negative che sta provando. Tale sentimento e una disposizione favorevoli, orienta sia lo specialista che la persona a sviluppare una concezione vitalistica del dare all’altro.
Diversamente dal sanitario, il Pedagogista Clinico in Aiuto alla Persona non si limita alle singole manifestazioni o ad accogliere un’elencazione di sintomi , non si basa su sistemi di classificazione dei disordini secondo particolari rubriche, non si può limitare alla constatazione della gravità di un deficit. Un progredito sistema di conoscenza della persona parte dall'analisi storica della stessa, condotta con attenzioni pedagogiche, che richiede di evitare la frantumazione dell’uomo in disturbi, turbe, disabilità, paure o complessi e privilegia, attraverso un resoconto attivo, la sua storicità. Un percorso che richiede un ausilio a facilitare la riflessione, senza quantificare il qualitativo né dare numerazioni e classificazioni nominalistiche”.
Ho lavorato come educatore professionale presso un rinomato liceo cittadino e, in entrambe i casi, mi sono occupata di didattica speciale usufruendo delle nozioni di pedagogia clinica a piene mani. In un caso ho agito sul distress provocato alla persona dall'handicap disartrico incentivando l'allieva alla lettura dell'esametro latino - su sua espressa richiesta-. Nell'altro caso ho inventato dell'attrezzatura ludica ad hoc per aiutare l'allieva a studiare e ricordare i numeri e le regole grammaticali di base attraverso il gioco. In ognuna di queste esperienze mi ha sempre gratificato la presenza di copiosi sorrisi e la sim-patia spontanea che si è venuta a creare.