Ho avuto insegnati che cantano e hanno cantato a livello internazionale vedi Susanna Rigacci, Fabio Armiliato, Graziano Polidori, Angelo Rossi. Poi credo che serva una sensibilità per ascoltare le voci che si discosta un po' dal saper cantare. Non tutti sono in grado di insegnare il canto pur essendo grandi interpreti.
Il mio lavoro è appagante perché davanti ad una tastiera di un pianofote, con incontri a tu per tu, oltre a creare bellezza, un mestiere, un'arte, si scopre un po' di se stessi ogni volta e un po' dell'altro.
Allievi professionisti mi chiamano principalmente per risolvere aspetti tecnici di alcune frasi, più consulenza tecnica inerente allo spartito. Allievi che imparano con me, si danno anche spazio ad altre domande: come ho fatto io ad arrivare a cantare nei grandi teatri, come ho fatto ad essere stimato ed apprezzato nel mio settore. Ed è quello che imparano con me a lezione. Una formazione più che un insegnamento. Un percorso che facciamo in due da poter creare passo dopo passo il professionista che canterà domani non per diletto ma per lavoro.
Il mio lavoro mi piace soprattutto quando imparo anche io. Mi piacciono i casi limite dove devo mettere in campo tutta la mia esperienza e sensibilità per indagare su come sbrogliare le matasse della mente dell'allievo. È un po' come andare dallo psicologo. Occupandomi anche di neuroscienze sono portato a sentire prima una resistenza al contatto e correggerla per poi lavorare sulla voce.
Ho lavorato per 5 anni con un allievo Asperger che adesso mi porto a giro per l'Italia. Ho imparato tanto lavorando con lui e se oggi sono sicuro, vigile, attento, accurato è un po' anche grazie a lui.